
Certificazione UNI-EN-1090. Tutto quello che dovresti sapere
Qualche settimana fa, parlando con alcuni nostri clienti, ci siamo accorti che la normativa UNI EN 1090 è ancora poco applicata nell’industria alimentare, nonostante sia obbligatoria da diversi anni. Per fare un pò di chiarezza abbiamo deciso di fare una chiacchierata con la nostra esperta di normative.
Ecco cosa ci ha detto:
Che cosa è la normativa UNI EN 1090?
La normativa UNI EN 1090 (composta dalle parti 1,2,3,4,5) è una norma per la marcatura CE dei prodotti da costruzione in acciaio e alluminio per uso strutturale fondamentale in ambito farmaceutico e alimentare. Tale normativa coinvolge tutti quei prodotti in acciaio e alluminio per uso strutturale che ricadono nell’ambito di applicazione del regolamento 305/2011.
Quali sono i prodotti da costruzione? Posso utilizzare una dichiarazione di conformità ai sensi della direttiva macchine al posto della dichiarazione di conformità come prodotto da costruzione?
Assolutamente no.
Ogni struttura portante (impalcati, passerelle, porta impianti, ecc.) intesa per essere inglobata permanentemente nell’edificio, indipendentemente dalle dimensioni effettive, è considerata a tutti gli effetti un prodotto da costruzione e perciò necessità della marcatura CE. Questo vale anche per strutture con i piedi regolabili o con piastre da tassellare al pavimento. Eccetto casi particolari, possiamo affermare che la marcatura CE si applica a tutte le strutture o parti di strutture che vengono prodotte in un’officina.
Quello che viene fatto direttamente nel cantiere non rientra nelle marcature CE come prodotto da costruzione.
Quando è obbligatoria la normativa 1090?
In tutti i casi in cui il collasso di una parte implica l’inagibilità dell’intera struttura, ad esempio il collasso di un piede di un soppalco.
La marcatura CE è obbligatoria in tutta Europa?
La certificazione secondo norma 1090 è obbligatoria in tutta Europa, il regolamento è applicabile in tutti gli stati membri. Le norme tecniche per le costruzioni ribadiscono questo obbligo attraverso il decreto ministeriale del 2017.
Se un produttore di macchine per l’industria alimentare ha la necessità di costruire, a servizio dei suoi macchinari, una pedana con accesso di una o più scale è obbligato ad acquistare la pedana certificata?
Assolutamente si.
Acquistare strutture non certificate secondo le norme vigenti è punito con sanzioni amministrative e penali.
Che cosa offre la certificazione UNI EN 1090?
La marcatura CE di prodotto per uso strutturale è una marcatura del processo di produzione e controllo di fabbrica che garantisce la sicurezza di un processo produttivo controllato e certificato da un ente terzo.
Significa avere la garanzia che tutti i saldatori che hanno lavorato sulla struttura hanno una qualifica rilasciata dall’ente terzo abilitato e che tutte le procedure per realizzare determinati giunti sono certificate tramite prove di laboratorio, prove distruttive.
Anche tutti i processi di taglio (taglio al laser, taglio termico, taglio al plasma, ecc.), foratura, assemblaggio sono sottoposti a controllo in modo da verificare se vengono rispettate, o meno, le tolleranze di lavorazione. Allo stesso modo anche i procedimenti per la piegatura del materiale che possono snervarlo devono essere qualificati dalla ditta tramite una prova iniziale di tipo che deve essere ripetuta con cadenza opportuna per verificare che questi procedimenti non alterino le proprietà del materiale.
Lavorare con un’azienda certificata significa abbattere il rischio che una struttura ben progettata venga realizzata male.
La certificazione UNI EN 1090 assicura rintracciabilità della materia prima, è corretto?
Si, esatto. La ditta che costruisce la struttura richiede il certificato dei materiali al proprio fornitore di tutte quelle verghe che utilizza (profilati, tubolari, piastre ma anche bulloni e il materiale di apporto per la saldatura) e ne mantiene la rintracciabilità durante la lavorazione. Nell’eventualità di una eventuale difettosità su un elemento, sarebbe possibile risalire, tramite gli opportuni passaggi, a chi ha prodotto quest’ultimo e quindi al lotto e colata che ha causato il difetto.
Proprio per consentire una facile identificazione, anche chi vende il materiale ha l’obbligo della marcatura CE che, come abbiamo accennato, prevede controlli e test interni di resistenza, di composizione chimica, ecc.
Pe poter assicurare la rintracciabilità della materia prima è necessario tenere traccia del materiale che è stato acquistato per quel particolare progetto e di tutta la documentazione di colata di quel materiale (parliamo di un certificato 3.1), oltre che delle lavorazioni effettuate.
La possibilità di poter tracciare materiali e lavorazioni consente di tutelare l’utente finale ma anche il produttore.
Una tutela nel senso che sappiamo esattamente che chi ha costruito quella struttura o chi ha fornito quel materiale ha, necessariamente, utilizzato materiale marcato, certificato e quindi testato e tracciabile.
Come dicevano, per vendere sul mercato europeo, la certificazione secondo norma 1090 è obbligatoria.
Che cosa succede se non la faccio?
Ignorare l’obbligo di marcatura CE per i prodotti da costruzione significa rischiare sanzioni amministrative e penali. Con il decreto ministeriale del 2017 è stata definita un’ammenda pecuniaria piuttosto elevata e l’arresto da 6 mesi a 3 anni ove esista dolo.
Ricordiamo che la legge italiana non ammette l’ignoranza. Per questo sono previste sanzioni per il committente (nel momento in cui è edotto), per il progettista che non indica la mancata marcatura CE secondo norma 1090, per il direttore dei lavori che ammette in cantiere un prodotto non certificato. In ambito lavorativo, a differenza di quello privato, il datore di lavoro è responsabile secondo il decreto legislativo 81/2008 della coerenza normativa dell’ambiente in cui impiega i propri dipendenti per cui, se viene messa in opera una struttura che doveva essere certificata CE e non lo è, il datore di lavoro è automaticamente sanzionatile, anche a livello penale nel caso di infortunio. Ad oggi non vi è ragione per la quale un’azienda che lavori nel food machinery e produca macchinari o impalcati per il mercato europeo non si adegui anche alla normativa CE, oltre che a tutti i controlli per il calcolo antisismico.
Il rischio di non certificarsi prima, oltre alle sanzioni amministrative o penali, è anche quello di ritrovarsi con una struttura consegnata e montata che viene rifiutata per assenza di certificazioni ufficiali e obbligatorie. Non sempre la situazione è risolvibile a posteriori, in alcuni casi infatti la struttura può essere non certificabile se uno a priori non sapeva che doveva fare determinati controlli e prove. Non sempre è possibile mettere una pezza dopo e il danno economico e di immagine per una ditta che produce manufatti di carpenteria metallica è notevole.
Che tipo di documentazione bisogna rilasciare o richiedere per essere sicuri che vada tutto bene? Devo esporre qualcosa sulla struttura?
Il produttore deve essere in possesso di un certificato di marcatura CE del proprio controllo di produzione di fabbrica rilasciato da un ente terzo ai sensi della 1090 e della dichiarazione di prestazione con numero di certificato.
La normativa UNI EN 1090 è composta da più parti, queste devono essere chiaramente indicate nel certificato. Visto che per tutte le marcature CE dei prodotti ad uso strutturale è previsto l’intervento di un ente terzo, non può esistere una dichiarazione di prestazione di una struttura che non riporti un numero di certificato con un esplicito riferimento all’ente che lo ha rilasciato.
Sulla struttura può essere affissa una targhetta o un’etichetta con riportata la marcatura CE, in questo modo, in caso di coesistenza di più impalcati, è più facile identificare il produttore. Tutti i documenti e i certificati devono essere forniti dall’azienda costruttrice della struttura e devono essere conservati all’interno della propria azienda (consigliamo di tenere un elenco con tutti i documenti e i certificati necessari, giusto per non dimenticarsi nulla).
Qual’è la figura professionale da cui parte il processo di certificazione?
Il progettista. Al progettista strutturale (ma anche progettista architettonico) é anche demandata la definizione della classe di esecuzione. La norma 1090 prevede infatti dei livelli di complessità che vanno in funzione della classe di conseguenza dell’eurocodice (classi di pericolosità) e sono classe di esecuzione 1, classe di esecuzione 2 – EXC2 (dove ricade la maggioranza delle costruzioni), classe di esecuzione 3. Già la definizione della classe di esecuzione è un’informazione importante perché nel momento in cui il progettista indica questa classe è evidente la necessità di seguire la marcatura CE. Da qui in poi, il committente dovrebbe nominare un direttore dei lavori (può essere sia un’attività edilizia libera, nel caso di cose di poco conto, o una certificata e segnalata nel caso di strutture più importanti), un tecnico iscritto ad un collegio e ad un albo che segua la parte burocratica e del deposito esecutivo presso l’ufficio comunale e eventualmente, nei casi più complessi, anche un coordinatore per la sicurezza.
Il direttore dei lavori, il tecnico di cantiere e l’ufficio comunale sono poi responsabili di verificare che la documentazione sia completa.
Come posso verificare che il certificato della marcatura CE sia vero o non scaduto?
Sul certificato è presente un numero composto da 3 parti.
La prima parte è il numero dell’ente terzo che ha rilasciato il certificato. Andando sul sito web dell’ente è possibile controllare se il fornitore che mi ha rilasciato la marcatura sia effettivamente certificato e se il certificato non sia scaduto o sospeso. Per mantenere valido il certificato è necessario, dopo la verifica iniziale, effettuare delle verifiche di sorveglianza annuali.
La seconda parte del numero è il CPD (Construction Products Directive) che è la norma di riferimento dei prodotti da costruzione.
L’ultima parte del codice è formato da un numero progressivo del certificato rilasciato alla ditta xy dall’ente z.
intervista realizzata a Gennaio 2020